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A Marco

Poesia:  "A MARCO"

 

Marco, il tuo nonno nell’infanzia

Che per tutti è stagione delle meraviglie

Sognava di divenire poeta,

E lasciare ai nipoti liriche solenni.

Forse, con troppi sogni nel petto,

Imboccò un sentiero errato o stretto.

A te auguro di essere poeta,

Senza bisogno di scrivere versi,

Entrando in pieno nel mondo della poesia.

A te auguro di trovar gratuita beatitudine,

Senza solo sognare di fronte a panorami belli,

Agli incanti di albe e rossori di tramonti.

A te auguro le gioie dell’anima, ad ogni passo,

Che puoi provare anche senza ascoltare

Le musiche immortali di Beethoven

O leggere i versi sublimi di Dante o del Tasso.

A te auguro di sentirti poeta

E vivere la felicità della poesia,

Che ogni tormento rasserena e cheta,

Non solo guardando il viso

E fremente sorriso di una creatura che si ama,

E di fronte a una conchiglia,

Trovata lungo la battigia,

O ad una pianta che leva i rami al cielo,

O guardando il calice di un fiore,

O un frutto che coglie dal sole il calore.

Ti auguro che tu ti senta poeta,

Cogliendo e seminando amore,

Cogliendo la bellezza che si nasconde

In tante piccolo cose di ogni giorno,

A mantenere sempre in te  un pizzico

Dell’infanzia, stagione piena di poesia;

Essere disponibile ad amare gli altri,

Sentendo le ansie  e le gioie di tutti,

A mantenerti poeta anche nella vecchiaia,

Quando giunge l’abbandono e la melanconia.

Gli anni lasciano le loro ferite,

E le onde si susseguono alle onde

Ma tu possa restar sempre disponibile alla favola

Più bella della vita.

Che tu resti sempre felice,

Non desiderando più di quello

Che di onesto, di vero e di bello

Possa albergare nell’animo di ogni uomo.

E che tu sia pianta con radici profonde

E uomo, iniziando con la maiuscola quella parola.

Essere felice anche nelle prove dure

Portando della vita i pesi e le levità

Le gioie e le pesantezze, i voli,

I brividi di freddo e di paura

I fremiti di tremore  e di emozione

Raccogliendo ogni sospiro in una preghiera.

Essere felice, non invidiando mai

Il prato degli altri, perchè quello che hai

Dio l’ha seminato per te,

E su esso spargi i semi della tua bontà.

Essere felice al chiudersi  di ogni giorno

E la notte porti la frescura

Per affrontare d’ogni domani  la ruggente calura.

Ora che poche frecce restano al mio arco,

Ora che per me l’estate è maturata

Inclinando giù, verso l’autunno inesorabile

Apprestandomi al grande varco,

Vorrei che attorno al mio altare,

Ove l’anima mia si appresta,

Spesso così smarrita e sola

Tu venga  a fare il mio chierichetto

E spandere nella mia sera

Come una sensazione d’incenso

A  donarmi l’aiuto e il sorriso

Dell’età tua più bella;

E, mentre ogni mio sogno più non vola

A dare rugiada al mio assetato petto.

 

Il tuo nonno.

 

                                                                                     Scritto in Meta, Agosto 1987

ĉ
mattia guida,
3 giu 2011, 19:14
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